martedì 29 marzo 2011

12h

Esco alle 20.30. Entrato alle 8.30. Fa 12h. Sì, lo so che capita a tutti. So anche che ci sono molti che vorrebbero essere al posto mio e fare magari di più e non di meno. Ma io sono stanco. E sono stanco non di quella fatica fisica, ma di quel vuoto mentale che é pieno di immagini scoordinate. Non credo neanche che riuscirò a dormire bene, perché quello stress che ti fa venire il sonno, ti assale anche a tradimento poi con il sudore notturno, i sogni agitati, la gola secca e irritata.. Insomma tutto diviene maledettamente complicato e profondamente irritante.. A volte mi sento abbattuto e in crisi. A volte non riesco a non essere rabbioso e distruttivo.
Ma poi ci sono le cose importanti che mi incoraggiano a guardare oltre. La salute delle persone care. Il mio cuore perso nell'ombra di una persona speciale. E la vita torna a fluire un pò..

lunedì 28 marzo 2011

Disinformato

Odio essere disinformato. Odio non sapere che cosa accade in giro. Nel mio piccolo, in modo anche un pò preoccupante, tengo d'occhio i trend e gli avvenimenti. Lo faccio con un certo distacco, ma con curiosità da archivista.

Non così gli eventi che si verificano nel mondo. Sempre pessimo nel ricordare date, anni e finanche decenni, la mia memoria fissa precisamente i fatti, siano essi piccoli i grandi. Mi resta in genere un quadro più o meno preciso di accadimenti rilevanti e non. Ma forse sarebbe meglio usare il passato.

Ultimamente, concentrato su una vita intensa e inattesa, non leggo le notizie. Non mi informo sui fatti. Non riesco neanche a produrre quella minima infarinatura che mi permetterebbe un discorso articolato in società. Cosa stia accadendo in Libia, cosa sia avvenuto in Egitto o Tunisia, i fatti che diventeranno storia di questo secolo e forse di questo millennio, mi restano ignoti. E' grave. Da sempre propugnatore dell'importanza della storia non per le date quanto per capire il presente, dovrei leggere i fatti per guardare al futuro. Ma manca il tempo, l'attenzione e forse anche la voglia di guardare a storie su cui non è possibile intervenire non avendo iniziato in tempo una adeguata carriera politica...

Si potrebbe cercare di recuperare se le informazioni di oggi non cancellassero quelle di ieri ad un ritmo ossessivo. E alla fine, rimanendo fuori dal giro anche solo per poche ore, si perdono dettagli che compongono il quadro generale portandolo a una risoluzione leggibile... Forse è anche pretendere troppo pensare di capire, ma l'illusione serve come spinta a assorbire come delle spugne. E in fondo, non ci si dovrebbe rinunciare...

domenica 27 marzo 2011

Socialità


Capita di non essere perfettamente consonanti alla propria socialità. Si esce, si incontrano persone potenzialmente simpatiche, eppure non si riesce a contribuire alla creazione di un clima positivo. Succede più spesso di quanto noi riusciamo a controllare, e la sensazione successiva è di frustrazione o di delusione o persino di malessere.

Non c'è da dubitare che la responsabilità possa essere equiripartita. Purtuttavia, noi possiamo prenderci solo la nostra fetta e mangiarla come la torta della suocera riuscita male. Buon viso, ma gusto tremendo...

La socialità viene conseguentemente intaccata? Non è sempre così. Siccome questa sindrome del "fuori posto" capita a tutti in qualche misura, l'indulgenza si propaga facilmente e una seconda occasione viene data a se stessi come a tutti gli altri... Ci sono anche quelli che non perdonano e marchiano a fuoco il ricordo dell'individuo scomodamente molesto. Pessima scelta. Quanti marchi possiamo dare senza essere a nostra volta marchiati?

L'unica parte della vita che sfugge a questo approccio è la politica. Oggi si dice tutto e il contrario di tutto in una limitatissima frazione di tempo. In questo modo, il ricordo di quello detto a proposito delle persone e dei loro comportamenti, viene annacquato e fluisce via senza lasciare il minimo segno. Così l'effetto sociale di un volume di parole che ha il triste approccio dello Tsunami, è del tutto annullato... Ma resta il grave vuoto spinto di ideali, in una sterile polemica di slogan che non portano nessun beneficio a nessuno... E le ricadute sociali sono un triste monologo senza comunicazione reale, dove la società viene battuta da una sequenza inutile di toni che non producono pensiero... Alla faccia dell'uomo animale sociale e della sua socialità...

domenica 20 marzo 2011

Mentire e mentirsi

Come si fa a capire se si sta mentendo e se ci si sta mentendo? Difficile. Ci sono molti momenti in cui diciamo e ci diciamo delle cose che ci sembrano inossidabilmente vere. Poi dopo un po' scopriamo di aver imbrogliato le carte o di esserci auto-convinti di realtà solo apparenti.

Mentire e mentirsi è punibile con dolorose frustate. In genere sono molte di piu' quelle che ci auto-infliggiamo di quelle che gli altri possono darci. E' piu' facile di quello che si pensi trovare delle pezze a colori con gli interlocutori vittime delle nostre bugie, finanche di quelle dette in buona fede. Infatti mentire in buona fede dovrebbe essere una assoluzione assoluta. Almeno di questo ero convinto. Oggi pero' la vedo un po' diversamente. Credo che la buona fede sia uno stato d'animo scricchiolante dal principio. Lo sentiamo che qualcosa suona male anche se non lo vogliamo ammettere. Troppe volte ci svegliamo da una specie di trance realizzando che è stata tutta una falsa interpretazione, non abbastanza approfondita. La verità è (quasi) sempre abbastanza luminosa, ma vestire degli occhiali da sole la appanna. E gli occhiali, la maggior parte delle volte siamo noi a metterli per attenuare la nostra sensibilità a quella luce che ci puo' far male come una riflessione su un ghiacciaio...

Rileggendo delle parole scritte di recente mi sono reso conto che non erano altro che mezze verità. Una parziale visione. Una luce attenuata rigorosamente per non ferirmi nel momento in cui ferito ero già. Rivelazioni cosi' capitano all'improvviso. Le conseguenze sono impredicibili. Se non il fatto che bisogna da un lato assolversi e dall'altro trovare la patch per noi stessi, la nuova realtà, forse anch'essa temporanea, ci mette di fronte a nuove scelte, con diversi stati d'animo e opzioni diverse...

sabato 19 marzo 2011

Sabati lavorativi

Ogni anno, più di una volta all'anno, arrivano i periodi di super lavoro. Ci entro e ne esco del tutto amareggiato. Non mi sono mai tirato indietro dalla fatica, e prova ne é una università colma di sacrifici quasi più che di soddisfazioni... Allo stesso tempo, lavorare il weekend é una cosa dolorosa e fondamentalmente antidemocratica. Visto che si applica solo a un numero ristretto di persone, ci si sente parte solo dell'elite della zucchina rotante che gira gira e poi finisce sempre lì.
Per di più, a volte, anche alcuni che dell'oligarchia del "weekend rovinato" dovrebbero far parte, si defilano come nella tradizione dei migliori politici.
In ogni caso, se vi fosse una soddisfazione capace di trascendere il mero effetto monetario, ci si sentirebbe giustificati nell'infliggersi maldestre frustate di gatto a nove code. Ma non é così. Nel pugno restano granelli di sabbia vulcanica, quella nera e brutta. Ed é per questo che bisogna diventare capaci di no o ni. I compromessi sono indispensabili. Ma si può fare molto per minimizzarli. Si può diventare più rigidi, e d'altronde in questo l'età aiuta. Non siamo più canne al vento semplicemente a causa del colpo della strega. Ma questo é bene. Non tutti gli acciacchi vengono per nuocere!

domenica 13 marzo 2011

Messaggeri silenziosi

Ci sono delle cose che ti entrano in testa da sole, senza forse che qualcuno le suggerisca direttamente. Ti trovi dei pensieri, al limite delle scelte compiute, in base non a dei dati o a delle azioni, ma a delle mancanze.

L'omissione è un segnale. In genere non un segnale positivo. E' anche un segnale rischioso. Un silenzio, nella sua incompleta espressione, si presta a interpretazione dipendente dall'umore. E in questo momento in cui il mio umore ha la densità di un buco nero e non lascia scappare neanche una briciola di luce, potete ben immaginare come un silenzio possa essere interpretato...

Nell'angosciante rombo di un tono muto, c'é da ritrovare però la propria strada. E anche a costo di bruciare un pò la frizione, credo che sia il caso di provare a salire dal burrone.

M. mi dice di mangiare, dormire e guardare avanti. Consigli saggi. Proverò a seguirli. Ma intanto di recente mi sento uomo da troppo e bambino da troppo poco...

martedì 8 marzo 2011

Un inv/ferno fa...

Sembra che il duro inverno, quello delle notti lunghe, dei giorni istantanei, del freddo assassino e della neve che si tramuta in ghiaccio, sia prossimo alla fine. Il calendario sentenzia che la primavera si avvicina, e inaspettatamente anche in questo paese "nordico" é da un bel pò di giorni che il sole non é timidamente nascosto da un velo molesto di nubi grigie. Buon per me che ho bisogno di un'iniezione di energia, ma inferno per quelli che il sabato e la domenica non vogliono altro che strapazzarsi tutti i muscoli su trabiccoli di varia natura come sci, snowboard e quant'altro. A parte l'economia frustrata, l'insoddisfazione verso un inverno troppo caldo e troppo secco, é diffusa...
Ma per me le ore di luce supplementari sono l'uscita da un inferno e il caldo abbraccio del sole prova ad attenuare lo stress che mi avvolge. E alla fine di un gennaio non entusiasmante e di un febbraio anch'esso controverso, é sorprendente cercare di riprendersi in un marzo storicamente mese di agitazione..
In ogni caso é evidente che parlare del clima é uno sport internazionale. Poiché in qualche modo é un universale salvagente in momenti di imbarazzo, il meteo genera uno scambio impossibile da valutare di informazioni spesso superflue. Ma allo stesso tempo non é mai rifiutato a priori da nessuno. L'infernale danza dell'alternarsi delle stagioni e delle nostre insoddisfazioni metereologiche, va avanti. Mai esimersi...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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