domenica 30 ottobre 2011

Napoli, sole, U2 e fantasia.

Un weekend di fine ottobre pieno di caldo a Napoli. Quando ci sono arrivato c'era un sole che pensavo ormai di rivedere in 10 mesi, e invece questa è una città sempre stupefacente... Venire a Napoli è inevitabilmente scoprire il perché, nonostante i milioni di problemi, essa non scompaia, e sperabilmente non scomparirà mai...
Ovviamente io ci torno per vedere famiglia e sentirmi un po' a casa, foss'anche per poche ore... Questa volta, con piacere, ho aggiunto alla mia visita l'opportunità di incontrare gli amici fan degli U2. Raduno è una parola che nasconde fare chiacchiere di musica, certo, ma anche presentare un luogo attraverso il suo cibo ed alcune di quelle immagini da cartolina che le persone possano portare con sé.
E in questa centrifuga di eventi ad alta temperatura spero e credo di non essere il solo a essere uscito divertito e ovviamente anche un po' devastato da un concerto di cover dei nostri irlandesi. Ricordo vagamente che la musica era un po' altina, visto che il mio orecchio destro continua a fare cenni di dissenso all'ascolto... Ricordo che il mare ha fatto vedere quanto sia straordinario e profumato. E ricorderò poi a lungo che gli incontri al suono di canzoni che non possiamo dimenticare, non perdono quella luce di amicizia che vale la pena di godere insieme...
C'è spazio per tanto in 2 giorni passati insieme, e io ne prendo un bel po'. Ringrazio tutti quelli che sono venuti. Sarà bella un'altra serata, giornata o qualunque altra idea possa sorgere. In attesa del lancio sul Claw o su qualunque prossimo palco, I wanna run...

sabato 22 ottobre 2011

Una battaglia vinta non sempre decide la guerra...

Ieri mi sono fatto certificare. Sono parte di un'organizzazione internazionale che fa project management. Sicuramente servirà a qualcosa, e quando scopriró a cosa vi aggiorneró.
Per essere certificati bisogna passare un esame di 200 domande a risposta multipla da finire in 4h. Va detto che nella mia carriera universitaria (si dice così di quegli anni da incubo in cui si dovevano affrontare prove atroci dette scritti e orali...), non ho mai avuto test a risposta multipla. Quindi ero particolarmente consapevole del fatto che qualcosa potesse andare storto.

Mi ero d'altronde allenato, e ci sono scuole di pensiero che dimostrano che l'allenamento rende perfetti... La perfezione è tutt'altro, secondo me, malauguratamente ignota a noi esseri mortali. Per cui l'incertezza sull'esito della battaglia è stata dura a morire. Strenuamente, in un epica lotta tra parole, numeri e neuroni pulsanti, le mosse piu' scorrette si sono succedute. Tentativi di depistaggio, risposte assurde, questioni incomprensibili e situazioni impossibili al limite dell'improbabilità spinta, ma l'uscita dal labirinto l'ho trovata.

E' l'ennesima battaglia di una lunga serie, vinta con la capacità e con l'abnegazione. Ma questa battaglia ha dimostrato che la guerra non ha trovato una soluzione, rendendo ancor meno comprensibile se questa soluzione ci sia realmente. La guerra è quel lungo tentativo di affermare la propria competenza e realizzarsi professionalmente al livello raggiungibile in un certo momento. Ma è costellata di eventi eroici come di dolorose e vergognose disfatte. Restano sul campo ore investite e perdute cui dare massimo onore, ma anche molta della motivazione a proseguire lungo una certa strada.

Mentre finalmente gli occhi iniziano a indicarmi la loro intenzione di interrompere il mio momento creativo e di gettarmi tra le braccia di Morfeo (senza neanche precauzioni), penso che nei prossimi giorni, mentre decisioni importanti mi attendono, i preparativi per la prossima battaglia inizieranno a farsi pressanti, con la consapevolezza di poter vincere o perdere, ma di far suonare ancora una volta i corni di Gondor...

Buonanotte...

martedì 18 ottobre 2011

La clonazione partendo dai film...

Capostipite dei film sulla clonazione (allora detta replicazione) nella mia esperienza, è stato Blade Runner. Stasera mi sono imbattuto in un film di ambientazione per nulla fantascientifica, in cui i cloni non sono altro che contenitori di organi che salveranno altri...

Non è il messaggio morale, peraltro attuale in questi tempi, a interessarmi in questo momento. Non mi è facile, da mezzo scienziato, esprimere un'opinione sullo sviluppo della tecnica e sulle sue conseguenze. Me ne astengo, semplicemente perchè molti prima di me hanno avuto opinioni illuminanti in materia e non posso accostarmi a loro se non scimmiottando considerazioni che risulterebbero banali.

Quello che vorrei provare con questo post a raccontare, è l'infinita tristezza e innaturalità della nostra visione dei cloni. A parte nel già menzionato film di Kubrik (ma libro di Dick), in quest'ultimo "Non Lasciarmi" e in altri come "Guerre Stellari: la guerra dei cloni", questi individui, risultano dei mansueti esseri incapaci di reagire al loro destino programmato. A guardar bene, anche i replicanti ribelli del futuro sono una minoranza che probabilmente non ha passato un rigoroso controllo di qualità.

Ma potrebbe mai accadere che cloni di esseri umani sopportassero di conoscere la loro data di termine? Potrebbero dall'altro lato esserci persone capaci di usarli come oggetti senza riconoscere in esse se stessi? A parte quei pazzi criminali che fanno del commercio di organi (il piu' spregevole e vile atto che ci sia) un business, come potrebbe mai qualcuno pensare di sottrarre la speranza che proviene dal non sapere cosa accadrà nei prossimi 10 centesimi di secondo della nostra vita?

Da entrambi i lati gli interrogativi sono cosi' feroci da non lasciare sul campo una risposta praticabile e accettabile. Credo tuttavia che quello che piu' mi si contorce dentro è quel dubbio ridotto in burla da Marzullo, se possiamo distinguere la nostra vita e darle un valore superiore, rispetto da un lato all'ipotesi di sognare sempre e per sempre, e dall'altro a quella degli altri esseri, umani e animali, che popolano il globo.

Nella nostra estrema superbia crediamo di essere LA specie e se ci clonassimo, crederemmo di aver creato un nostro sottoprodotto da commercializzare. Sarebbe probabilmente triste e insopportabile, accorgersi che le nostre creazioni ci sarebbero profondamente simili. Mostruosamente uguali e specularmente difettate.

Sarebbe ancor piu' terribile comprendere che il nostro ciclo di vita, il nostro cerchio che parte da una inconsapevolezza per giungere alla successiva, non è diverso da quelle poetiche ma dolorosissime "lacrime nella pioggia"...

E quando anche le mie "Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione" scompariranno, credo che mi piacerà l'idea di essere stato, ancorchè banale e transitorio, una singolarità in questo universo...

lunedì 17 ottobre 2011

Conferme: il sogno che non sarà sempre cosi'....

Ho un paio di note da aggiungere al mio post di ieri sulla manifestazione rovinata di Roma. Ho seguito infatti le chiacchiere inutili miste a infamie e commenti fuori luogo particolarmente stupidi.

Tutto secondo il solito copione di chi apre bocca solo per aumentare l'entropia dell'universo. Ci riescono bene, fortunati inconsapevoli che ci sarà un prossimo Big Crunch che riuscirà a ingoiare anche le loro idiozie. Strumentalizzazioni senza significato che vanno a braccetto con silenzi confusi.

Ma la conferma di averci visto giusto non mi rasserena, anzi. E' deprimente rendersi conto che l'Italia, uno specchio accelerato di una realtà mondiale, sta frullando milk shakes a gusti spiacevoli. Nell'accrescersi incontrollabile del caos che tanti amano perchè fonte di opportunità di guadagno, l'autodistruzione determinata dagli obiettivi di benessere individuale a spese dell'interesse generale, l'umanità lascia sul campo se stessa.

E' forse una visione pessimistica, ma forse dal mio osservatorio miope non riesco a vedere un faro da seguire in questa buia notte. Se i movimenti rappresentano una possibilità, l'essere diffidenti a causa dell'esperienza nell'entrare in contatto con la politica e il potere, rappresenta il loro limite maggiore. Nella paura di sporcarsi le mani, risiede il dubbio che non ci sia un sapone con cui lavarsele. Forse è un timore giusto, ma lascia tutto il campo a chi le mani le ha già sporche, e in questo sudiciume ama sguazzare.

Se si vuole dimostrare qualcosa, si vada fino in fondo. Si proponga se stessi come rappresentanti. Si abbracci un lato politico o se ne crei uno nuovo e credibile. E' l'impegno di gettarsi nella mischia a costituire il deterrente per chi la faccia la copre con il make up della dialettica violenta, vuota e personale. Parole che non producono proposte, ma solo attacchi e macerie, nelle quali poi infilare anche i cervelli vuoti di cui ieri.

Certo che mi si puo' contestare: tu dove sei? La mia risposta è: qui. Cioè io dico a chi si proponesse con qualcosa di convincente, che avrebbe il mio voto. Perchè non io? Non ho una risposta buona per tutti, ma forse non ho l'ambizione giusta e questo basta. Per chi ce l'ha, e ha la voglia di incarnare nuovi ideali (o vecchi ma ancora validi) il posto è li', in alto o in basso non importa. E' esserci e partecipare. Con tanti dietro a dire la loro e a sostenere le proprie idee, si va lontano...

sabato 15 ottobre 2011

Fuoco: per bruciare perfino i diritti...

Rimango come la solito ammutolito di fronte alle scene volgari e senza senso della violenza di quei frustrati che hanno bisogno di distruggere per affermare di esistere.

Roma. Manifestazione su un tema importante: l'ideale che forse ci puo' essere un'alternativa a questo mondo di finanza sporca che va a colpire tutti quelli che non hanno un piede nelle banche giuste. Questo e altro. E poi ecco che tutto si sposta sullo scandalo e sul facile riempire le pagine dei giornali e le ore dei telegiornali con la violenza di fronte a cui indignarsi. E tutto manipolato in modo che si possano far passare i propri messaggi.

Colpa della Sinistra a Destra, colpa di Berluscon Dimonio a Sinistra. Colpa del clima di odio del Paese. E invece la realtà che è colpa del vuoto spinto lasciato nelle menti di questi debosciati che non sanno come sfogare il loro senso di inutilità, ma che lo sanno confermare benissimo. Non essere gente per bene. Non sapere a chi guardare. E' la loro colpa, inclusa poi nella incapacità di creare niente di buono.

Ed ecco che si organizzano come in una guerra di millenni fa. La testuggine della polizia, tanto simile a quella degli antichi romani, a dover fronteggiare il tentativo di una lotta disorganizzata, ma pericolosa. Ma soprattutto una lotta vuota. Vuota di significato. Ecco: i black block sono la migliore interpretazione possibile del vuoto...

La colpa è anche di una politica assente. Dove sono i leader (se ce ne sono...)? Perchè non sono li' a metterci la faccia. A dire quello che si deve fare e quello che non si deve fare? Non ci sono perchè fuori dai palazzi di un potere logoro, la loro voce non ha alcun senso. Le loro parole sono inutili perchè prive di fatti conseguenti. Nessun esempio. Nessun potersi riconoscere in qualcosa che guidi. Tutto al servizio dell'interesse di padroni che non sono altro che schiavi a loro volta di denaro e potere.

Si bruciano auto e con esse i diritti di chi magari si dibatte alla ricerca di una possibilità di ritrovare una speranza lucida. Manifestazioni in fumo, ma non solo. La tristezza di realizzare che il peggio puo' facilmente abbattere il meglio. Un lato oscuro che puzza di cherosene e di sudore malevolo. Di paura e di istinto bestiale. Ed ecco che tutto torna a essere un fiume di parole sconnesse.

Si raccoglieranno stasera i detriti e la spazzatura. Domani si discuterà di come questi idioti hanno saputo organizzarsi. Si dirà poi che la polizia invece non ha saputo prepararsi. Poi di nuovo si cercherà il colpevole ispiratore. E poi tutto verrà di nuovo dimenticato fino alla prossima volta.

E io invece stasera mi sento colpevole di essere qui in Svizzera, nella sua neutralità, a vivere la mia vita serena. Perchè in Italia c'è bisogno di buona volontà e di voglia di guardare non solo a come sfangarla, ma di ipotizzare qualcosa che sia un po' piu' di un pasto caldo. Peccato che, come la piramide di Maslow mostra senza equivoci, a questo si possa arrivare solo se si sta un minimo bene. E sono in troppi a stare male. Soprattutto troppi giovani che la luce di un futuro proprio non la vedono e una propria responsabilità non la riescono a trovare e di conseguenza ad essa non possono abituarsi. E alcuni di questi (i meno brillanti di certo) pensano quindi che sia giusto reagire non costruendo, ma distruggendo senza una logica e senza che questo possa instillare alcun dubbio.

Gioco facile poi per tutti dire: i pazzi esaltati. I cretini. Si', ma nessuno a dire i vuoti e disperati. Perchè la violenza distrugge tutti i messaggi e la paura è il giusto terreno per chiudere gli occhi davanti al resto che si vuole dire e a testa bassa caricare radendo al suolo anche chi vuole dire altro, parlare di sogni, di cose che interessano e elevano l'animo...

Sono un sognatore, me lo dicono in tanti, ma non riesco ancora ad accettare di dovermi rassegnare ad un mondo dove l'unica cosa che conta è quanto hai e non chi sei. Dove il tuo successo non si misura con la capacità di fare cose giuste, cose buone, di fare progresso e di rimanere persone per bene, ma con il metro di quanto riesci a apparire pulito nel tuo fare le cose sporche. E' una visione pessimistica forse, ma l'Italia che vedo, il mondo che tante volte le assomiglia, è uno spettacolo desolante delle macerie di un olocausto nucleare di idee perdute...

E ora vado a dormire. Con la mente sconvolta dal pensiero che ci sia chi stasera sta festeggiando con sonori brindisi una giornata di casino. Io dormiro' male forse. Sono sicuro che loro no. Perchè l'aver servito per l'ennesima volta, piu' o meno consapevolmente, la macchina del vuoto li avrà stancati fisicamente. Del loro cervello, non vale la pena di parlare...

giovedì 13 ottobre 2011

RIP - Storie di persone

Rest in peace o Riposa in Pace. La stessa forma abbreviata. Non so in altre lingue, ma questa sorta di comunicazione universale di un concetto mi ha colpito.
Ne scrivo a qualche giorno di distanza dalla scomparsa del fondatore e motore di una delle aziende più dinamiche degli ultimi anni. Steve Jobs, un uomo sicuramente interessante, specialmente dal punto di vista professionale. Uno che di se stesso ha fatto molto parlare, e che ha prodotto svariati oggetti che rimarranno per certi versi storici.
Certo, e mi dissocio in questo da tanti che vedono in lui un profeta dell'high tech, il suo contributo allo sviluppo tecnologico, almeno negli ultimi anni non lo vedo tanto chiaro. L'estetica di iPod, iPhone e del relativo parco macchine non è un punto che discuto. Sono oggetti belli, ma tecnologicamente non particolarmente nuovi. Hanno creato un bisogno, hanno avuto la capacità di cavalcare un'onda e si semplificare la vita a tutta una serie di persone non interessate a quello che c'è sotto il cofano. Poi con l'apple store tutto è diventato commercialmente un risultato straordinario. Una buona filosofia di marketing ha quindi fatto il boom e il successo. Che lui ci abbia messo le mani e la faccia, è indubitabile. Ma proprio per questo penso sia giusto additarlo più come un ottimo capitano d'industria che come il genio tecnico che molti gli hanno attribuito.
Purtuttavia resta valido il suo contributo in altro senso. Steve Jobs ha infatti sdoganato il mondo dell'elettronica da quella apparenza sfigata da smanettoni dalle scarse doti sociali. Sono passati di moda i computer o i telefonini tristi, e il concetto di elettronica di consumo che diventa parte dell'arredamento o del tuo vestire come accessorio, ha cambiato le cose in modo radicale. Se oggi il mio cellulare è un oggetto che sembra uscito da una delle migliori pagine del design tecnico, è anche perchè c'è stato un iPhone e molti iPod che hanno guidato un trend nuovo e fondamentalmente piacevole...

Al di là comunque di questi discorsi, penso che la perdita di Steve Jobs sia per Apple un punto critico per il discorso immagine. Tecnicamente sono certo ci siano tante persone che sanno e sapranno fare, ma comunicativamente chissà. Umanamente mi ha intristito pensare che a 56 anni sia scomparso uno che aveva ancora la capacità di stupire. E ancor più devo dire di aver ammirato quel suo attaccamento alla vita testimoniato dal fare anche da malato. In questo mondo brutale e indelicato, mi aspetto un iPod RIP, ma spero non si veda. Spero piuttosto in un futuro di altri Steve Jobs, che sappiano guidare e indirizzare le persone in altre direzioni, non solo quelle aziendali. Comunicatori di pensieri, di idee... Ma anche per questi, a volte oggi, si deve scrivere RIP...

martedì 4 ottobre 2011

Shopping di cervelli

Qui in Svizzera è in voga lo shopping di cervelli. In un paese dove la disoccupazione è tra il 2 e il 3 percento, esistono molti spazi in cui c'é bisogno di competenza. Qual è infatti la motivazione per molti giovani di continuare a studiare se con il lavoro e l'esperienza te la sfanghi lo stesso? Personalmente non sono d'accordo con questo approccio. L'evoluzione umana richiede delle basi teoriche. È quello che gli altri ci hanno tramandato non può andare perso, e l'evoluzione si interromperebbe violentemente se tutti la pensassimo così... In realtà poi la scelta di questa strategia sembra non pagare profumatamente. Le aziende sono infatti costrette a andare a ravanare in giro alla ricerca di buoni cervelli a buon prezzo. Gli può anche capitare che vada maluccio, con qualche pezzo di antiquariato un po' avariato, ma è un rischio inevitabile che loro si sentono di correre. Ecco comunque spiegata la massiccia presenza di stranieri in ruoli di un certo peso nelle aziende che si trovano qui per scelta ragionata di qualità, o solo per ridurre la pressione fiscale... E l'Italia è una buona fornitrice di cervelli. Avendo una disoccupazione parossistica e quindi una fauna enorme in cui cacciare l'elemento giusto, noi veniamo a donare dietro retribuzione il nostro sapere e la nostra capacità, qualunque essa sia. Sia come sia, gli Svizzeri, in una discreta percentuale, pensano di potercela fare anche senza l'apporto straniero. È forse una illusione neanche troppo pia, e la politica è abbastanza decisa nel proteggere i locali e dare ogni tanto qualche scudisciata agli importati. Salvo poi rendersi conto che la loro maggioranza non è schiacciante come vorrebbero, e che di fatto qui ci sono per la maggior parte persone che tranquillamente se ne fregano delle tue antiche origini, specialmente perché anche le loro sono piuttosto incerte... Ebbene noi svendiamo i cervelli perché siamo generosi. E non solo con la Svizzera. Meglio così: chi era quello che diceva che bisognava far girare l'economia, finanche impoverendosi dei soldi che non si hanno? Ah, sì, era uno che il cervello lo ha dato gratis all'Italia. Il paese ancora ringrazia...

domenica 2 ottobre 2011

Explaining Ciccio

This evening I'm going to write in English... Hoping this will be clear enough, I will go through a topic that has become very sensitive in the last weeks: I need to explain to the non-italian speaking people, when the use of Ciccio is valid and my personal approach to it...


Well, let's start saying that Ciccio is for men, Ciccia for women. Cicciolino is a kind of small Ciccio, Cicciolina could be a small Ciccia, but is also a well known porn-actress... For this reason, I try to avoid the use of Cicciolina, and consequent misunderstandings... But what does Ciccio/a means? Well, generally, if written with the capital C, should be a name, better saying a nickname. It is used between people that know each other since time and have a certain level of confidence... Generally is used for names like Francesco (Ciccio) or Francesca (Ciccia), but I heard people whose name was Emanuela, Annalisa and more, being Ciccia for all their lives...


Ciccione...
It is also possible that ciccia is written with the small c. In that case, we are talking about those nice "fat belts" also called belly... Of course I would not expect to say to anybody "Ciao ciccia!"... It would be not nice and also not understood... I could say to someone: "Ciao ciccione!" or "Ciao cicciona!", but only in the case the person looked like one of those big americans... And also in that case, I don't think I could ever be so nasty... So, basically, whenever I say "Ciao Ciccio!" or "Ciao Ciccia!" I am using the capital C!


The abuse of Ciccia and Ciccio as to the number of people I name that way, could confuse a bit... But this comes from the fact that when people are relevant for me, their name switches to the best sounding nickname... So here we have Ciccio, Ciccia, Ciccigno, Cickigna, Ciccina, Ciccisito, Ciccetta and I could keep on for some time...


Dear All Together Cicci, I wish to everybody to find many other Ciccio and Ciccia, and even if they will be a bit "ciccioni", I'm sure we'll use always the capital C...

sabato 1 ottobre 2011

La prima cosa bella - Percorsi a ritroso

I film di Virzì mi sono sempre piaciuti. Sarà quella cifra amarognola e nostalgica che tanto bene si accorda con il mio sentire i ricordi come fonte di riflessione. Sarà che ci sono nei suoi film sempre delle donne bellissime e intense. Ma senza cercare troppi perchè, sono andato a vedere La prima cosa bella.


E' un viaggio, e su un blog di Viaggi e di Odissee può ben essere ospitato. Non un viaggio solo fisico, ma un ritorno alla propria storia, a quella che ci fa capire come e perchè siamo diventati quello che siamo. Flashback e presente... Un film che mi ha toccato. Ma proprio per questo non ne voglio parlare troppo.


Però mi è venuta voglia di dire che un giorno tutti noi dovremo tornare ai nostri percorsi di un tempo. Che anche quello che vorremmo cancellare, spunterà da sotto al nostro bianchetto fatto di chilometri o di semplici metri appoggiati a coprire le lettere già scritte. Secondo me, nella dolorosa o gioiosa passeggiata tra i ricordi, troveremo noi stessi in modo inatteso. Quello che ci rimane non sono nè i tratti somatici nè le cose. Quello che ci resta sono solo le emozioni scritte e le sensazioni cicatrizzate nel nostro cervello di primati... Si scateneranno allora delle tempeste di inesplicabili lampi e tuoni confusi eppure nitidi. E noi saremo lì a non poter far altro che ricordare.


Condanna o premio della nostra passeggiata sulla sfera azzurra, torneranno amori, spezzoni di film, lacrime e gioia. Ma più di tutto forse anche i nostri dolori. E forse questo è qualcosa che, nella sua inevitabilità mi spaventa. Immersi in quel frastuono di luoghi localizzati in istanti precisi e allo stesso tempo senza alcuna sequenza, percorreremo in un istante quelle strade che non hanno un nome, ma conosciamo bene. Non so veramente dire se questo mi accadrà. Forse mi accade già troppo spesso e senza controllo.


Il percorso a ritroso con gli occhi di chi ha già visto e sentito è un percorso nuovo eppure vecchio. Uno di quelli che non funzionano tanto bene. La natura ci ha dato pupille che guardano avanti e un collo che gira molto poco... Forse c'é una ragione per tutto questo. Ed é meglio non andare contro le scelte della natura...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori